Archive for the ‘Ragionamenti’ Category
Un sacco credibili.
“Noi abbiamo una credibilità che possiamo spendere: gli altri partiti hanno una ‘non credibilità’, essendo lì da 30 anni facendo solo promesse”.
“Non so in che termini si possa intendere (l’appoggio esterno, ndr). Se la politica del Pd è di cambiamento, noi siamo pronti a dare un appoggio su singoli provvedimenti”.
“Sono venti anni che sentiamo queste parole. Vent’anni che voto e che sento parlare delle stesse cose e non vengono mai realizzate. Mentre parlava mi sembrava di sentire una puntata di Ballarò“.
Vito Crimi e Roberta Lombardi. Ma ‘ndo l’avranno preso tutto ‘sto frasario ciancicato?
Un sacco credibili.
Allora mettiamo che, da domani, il finanziamento pubblico ai partiti venga abolito.
Ve la faccio breve.
Allora mettiamo che, da domani, il finanziamento pubblico ai partiti venga abolito. Giusto, d’altronde c’è anche il risultato di un referendum che è stato “aggirato” dai politici, che sono più o meno gli stessi uomini che con i loro comportamenti hanno dato vita alla sprecopoli quoditiana di cui leggiamo da anni.
E mettiamo che a questo punto il Partito X, che non può contare più sul finanziamento pubblico, sia talmente bravo a farsi finanziare la campagna elettorale e l’attività politica dall’Azienda Z, che fabbrica computer.
Un caso di scuola, insomma. One shot, un colpo solo, una sola azienda privata che paga, niente costi per i cittadini, e tutti che vissero felici e contenti.
Adesso se il Partito X, che non può contare sul finanziamento pubblico ma che è contento lo stesso perché la campagna elettorale e l’attività politica vengono pagate dall’azienda Z, vince le elezioni e va al governo, quali computer sceglierà per le forniture dei ministeri? Quelle di un’eventuale Azienda Y, che pur non avendo finanziato il Partito X magari offre prezzi più competitivi? O a prescindere quelle dell’Azienda Z, che aveva finanziato attività politica e campagna elettorale del Partito X?
In questa storiella, il Partito X può essere qualsiasi partito. L’Azienda Z, invece, può produrre indifferentemente computer ma anche siringhe o sigarette, può essere un’azienda manifatturiera o una che fa solo finanza, una che controlla qualche televisione, una che si occupa di sanità privata o magari una casa farmaceutica.
Lo ripeto per chi opporrà le argomentazioni che sappiamo, sulla classe politica attuale, sui danni che ha fatto, su quanto s’è “magnata”: “Mettiamo che, da domani”… “giusto”.
Però fatevi due conti.
E anche una domanda: perché secondo voi un privato si metterebbe a finanziare la campagna elettorale o l’attività politica di un partito?
A proposito di studenti, di papi Silvio e di mamma Elsa.
Manuale di educazione civica alla mano, secondo voi è più grave il comportamento di un ragazzo che va in piazza “armato” di uno scudo di polistirolo o quello di un uomo, tra l’altro ex presidente del Consiglio, che denuncia un reato grave con un giorno e mezzo di ritardo?
Ed è più inopportuno andare in piazza con uno scudo di polistirolo o essere ministri e consentire che i propri figli, per quanto geni, lavorino nella stessa università dove insegnano i genitori?
Che la si faccia pure la spiega ai ragazzi che manifestano. Però servono pulpiti giusti. E, se possibile, preti più adatti.
Il generale agosto, il Valle occupato, il povero cristo.
24 agosto 2012. Ore 17.20.
Un paio d’ore fa, insieme al mio amico Ivan Mazzoletti, ho preso il caffè al bar vicino al Teatro Valle. Poi lui se n’è andato e io sono rimasto là davanti a fumare una sigaretta e a richiamare al telefono tutti quelli a cui non avevo risposto nelle ore precedenti. Davanti al bar, e quindi accanto a me, c’era un tavolino composto da alcuni dei ragazzi che occupano il Valle da tempo immemore. Tutti rigorosamente muniti di smartphone, tutti con l’aria bellamente (magari solo all’apparenza, comunque bellamente) riposata, tutti col tono di voce eccessivamente sguaiato, tutti con abiti consoni alla temperatura bollente, tutti a dare l’idea che non avessero un pensiero che fosse uno. Tra me e loro c’era un altro tavolino. Occupato da una sola persona. Un ragazzo della mia età, che forse dimostrava (soprattutto per meriti miei, non per colpe sue) qualche anno in più di me. Probabilmente era un rappresentante, infatti prima aveva scambiato qualche chiacchiera in tono semi-confidenziale col barista. Ed era costretto da vesti e accessori che rasentavano, soprattutto vista l’ora, la comodità che potrebbe avere un cilicio. Camicia abbottonata fino al colletto e interamente coperta dal sudore, nodo della cravatta largo, foglietti e cartelline che gli sono caduti ovunque, un vecchio cellulare che gli è volato spappolandosi in mille pezzi e provocando in lui giusto una piccola smorfia di rassegnazione. Come se quella sosta in quel bar, con quei vestiti e quella temperatura, fossero l’ennesima tappa di un calvario probabilmente quotidiano. Ora questo discorso non vuol dire nulla. Primo, perché io non sono Pasolini. Secondo, perché chi mi conosce sa che ho senz’altro apprezzato le ragioni dell’occupazione del Valle, anche se il tanto tempo trascorso da quell’occupazione che ancora perdura m’hanno portato a dimenticarle. Però, tra i ragazzi del primo tavolino e il ragazzo del secondo, io spero che ci sia qualcuno – a cominciare dalla politica, dalla sinistra, da chi volete voi – che pensi soprattutto a quest’ultimo. Anche perché ai primi, probabilmente, qualcuno ci pensa già.
Pussy Riot giudicate colpevoli. Ma la vera battaglia comincia oggi.
Due mesi fa era una storia quasi sconosciuta.
Poi è diventato un caso mondiale.
Oggi il trio punk della Pussy Riot è stato giudicato colpevole di teppismo motivato da odio religioso.
Ma la vera lotta, la grande battaglia per la liberazione di Nadezhda e compagne, continua. Anzi, comincia oggi.
Post scriptum con due annotazioni a margine.
In questo caso, la stampa italiana ha svolto alla perfezione il suo compito. Nelle ultime settimane, infatti, i principali organi d’informazione hanno aggiornato l’opinione pubblica sul caso delle Pussy Riot a cadenza quasi quotidiana. Più indietro è rimasta la politica. Al netto dell’obiezione benaltrista (“Sì, però, ci sono l’Ilva, l’Irpef, il Fiscal compact, la Cosa Bianca, il ritorno di Berlusconi, il cantiere di Bersani-Vendola-Casini”, e via benaltreggiando) – che secondo me va respinta al mittente sempre e comunque – va segnalato che le forze politiche, sul caso, si sono fatte sentire poco o nulla. Voi direte, e che cambia per le Pussy Riot se intervengono il Pdl o il Pd o Grillo? Cambia sempre qualcosa, l’intervento della politica. O, quantomeno, dovrebbe. A meno di non volerla considerare l‘inutile appendice di un quadro sempre più confuso.
Ah, un’altra cosa. Tra dieci giorni comincia il campionato di calcio. Non sarebbe male se la campagna FreePussyRiot entrasse nelle curve degli stadi italiani. Meglio quella che l’infornata di insulti, spesso (com’è successo da ultimo giorni fa a Varese) razzisti, che contagiano sempre di più una fetta piccola (si spera) del mondo ultras. Che invece, su questo, potrebbe tornare a mostrare qualche luce. Al posto delle ombre degli ultimi anni, s’intende.
Il podio mancato nel nuoto, quello raggiunto nel calcio dell’asino.
Domani giustamente i quotidiani titoleranno sulla «delusione Pellegrini».
Ma se proprio dovessi scegliere un motivo per cui essere deluso, ecco, punterei decisamente sul «calcio dell’asino al perdente» e sul «salto giù dal cavallo che prima era vincente e osannato».
Non saranno due discipline olimpiche. Ma sono due sport in cui questo nostro strano paese è spesso in zona podio.
Putroppo.
Ps: un piccolo applauso di incoraggiamento a Federica Pellegrini, talento dello sporte giovane ragazza.
Federica, l’Italietta rosicona e il «metodo Balotelli».
«E troppi fidanzati, e troppo gossip, e troppi capricci, e si allena troppo poco» e altre scemenze simili.
Contro la Pellegrini torna a farsi largo l’Italietta mediocre, bacchettona e soprattutto rosicona che mal sopporta il merito e mal digerisce il talento.
L’Italietta che avrebbe urlato a squarciagola per la sua vittoria ma che, di fronte al tracollo, non esita a riservarle il «metodo Balotelli». Salvo poi, ovviamente, riservarsi la carta di riserva dell’urlo a squarciagola qualora le prossime gare dovessero andare diversamente. Com’è stato con Balotelli agli ultimi Europei.
Io dico forza Mario.
E forza Federica.
Anche nella sconfitta.
Anzi, soprattutto.
Situazione traffico / 2 (ore 23.33)
Ora le macchinine sono ferme. Al momento la situazione al parcheggio è questa. E potrebbe diventare questa.
Sia come sia, è il segnale che viaggiare informati, se ben informati, fa sempre bene.
Signore e signori, buonanotte.
Boni dà l’addio. Le scope di Maroni erano già pronte per il Pirellone.
Come volevasi dimostrare qui, qualche giorno fa, le scope di Maroni erano arrivate anche a lui.