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Massimo Marino/1. Il mito trash di Roma, dal Tufello a Marrazzo.
di Tommaso Labate (dal Riformista del 4 marzo 2005)
Se vi trovate a Roma e dintorni (ma anche oltre) e nel bel mezzo dello zapping notturno dal vostro televisore appare un personaggio che, tra una palpata di culo a una spogliarellista e una chiacchiera col dj di turno, lancia appelli contro «l’oscurazione d’a ricerca su e cellule staminali», non ci sono dubbi. Vi siete imbattuti nel terzo polo televisivo che sfida a colpi di «odiens» i salotti filosofici di La Porta e le repliche di Mediaset: state guardando su Viviroma television lo show di Massimo Marino, che realizza meravigliosi reportage dai locali notturni della capitale. Per molti Massimo è «puro trash»; per altri è «ben oltre il trash». Per i ragazzi di tutta una città, per quelli che si dividono in romanisti e laziali, Massimo Marino è semplicemente un’istituzione.
L’istituzione è pronta a tuffarsi nell’arena delle elezioni regionali con il Movimento consumatori uniti, alleato col centrosinistra. Storace ha dalla sua Bud Spencer e l’ex principe Giannini? Marrazzo risponde con Massimo Marino. «A frate’ – esordisce – io so’ n’pupazzo, me piace fa’ er Mappet sciò d’a televisione. Altri partiti m’avevano chiesto de candidamme co lloro. L’urtimi so stati quelli dell’uddiccì. Me dicevano “A Ma’, chi te lo fa fare a candidatte co’ quelli? Devi pure raccoje ‘e firme”». Ma Massimo, di estrazione «proletario – borgatara, so nato ar Tufello», di tradire il proprio credo non ne voleva sapere. «C’ho il massimo rispetto per chi ha ideologie diverse dalle mie. Ma me piace la mia faccia e quando me guardo allo specchio, nun ce voglio sputa’ sopra».
Massimo c’ha «tre fisse» e una paura. Tra le prime ci sono la libertà di informazione e il riscatto dei giovani di borgata. «Da anni faccio controinformazione e combatto per l’informazione che rispetti ‘e regole. Perché, ad esempio, Rete4 trasmette ancora sull’etere? A voi ‘ste cose le posso dire…». E aggiunge: «M’avevano detto che er Riformista era un giornale de centrodestra, ma m’avevano ‘nformato male». Ma il tema su cui Massimo non sente ragioni è la libertà di ricerca scientifica. Ha da poco sconfitto il cancro e il forum del suo sito è inondato da messaggi di ragazzi che combattono contro il male. «Frate’, ci so’ i bigotti, i bigottismi, che difendono l’embrione che lo dice la parola stessa che è vita preembrionale. Invece de sta nei frigoriferi, possono salvare e dare la vita vera e consentire la ricerca libera. La ricerca, t’o dico per esperienza, te sarva la vita».
L’unica paura di Massimo, «so’ i totalitarismi. Nun ce posso fa nulla. Il rischio del pensiero unico me fa trema’. Infatti, ‘o sai che faccio? Se Marazzo vince col 90%, me ne vado co’ Storace». Arriva l’ora dei saluti. La campagna elettorale incombe. Il passato di Massimo, prima della «svorta televisiva», è quello di «nullafacente, barista, fruttarolo, macellaro, carrozziere, muratore, vucumpra’». Nel futuro c’è magari un posto in consiglio regionale. «A, frappe’ (a fra poco), bella frate’» ci saluta. Nello stesso modo in cui, di notte, lancia la pubblicità.