Tra Letta e Renzi.
A poche ore dallo scioglimento definitivo della riserva da parte di Giorgio Napolitano, il favorito per Palazzo Chigi è di nuovo Enrico Letta, che avrebbe il sostegno anche del Pdl e della Lega, oltre che di Scelta Civica.
Le chances di Matteo Renzi sono subordinate a un’eventuale indicazione netta (è quella che chiede Matteo Orfini) da parte del Partito democratico, la cui direzione è ancora in corso.
Sia come sia, la discesa in campo virtuale del sindaco di Firenze, un effetto l’avrebbe già sortito. Quello di portare al minimo storico le possibilità di Giuliano Amato, che non avrebbe i voti della Lega, tra l’altro.
Il Dottor Sottile potrà comunque rientrare dalla finestra come (super)ministro?
D’Alema si chiama fuori?
Se fosse davvero nella rosa dei nomi che Bersani, dopo aver visto Berlusconi, sottoporrà ai gruppi parlamentari del Pd, non è affatto escluso che Massimo D’Alema si chiami fuori dichiarandosi indisponibile.
L’ex premier, tra l’altro, sa di avere pochissime possibilità di superare la prova. E, come fece nel 2006, quando si ritirò lanciando la corsa di Napolitano, potrebbe lasciare il passo a un altro candidato, senza però dirlo (ché sennò lo brucerebbe).
Quale candidato? Semplice. Lo stesso di cui D’Alema avrebbe parlato con Renzi l’altro giorno, a Firenze. Lo stesso che vuole anche Giorgio Napolitano.
Giuliano Amato, insomma.
Borsino Quirinale ore 13.
Premio “Angelo Scola” a Giuliano Amato, che entra in Conclave da favorito. Ha possibilità di diventare presidente della Repubblica entro le prime tre votazioni. Se non ce la fa, probabilmente esce di scena alla quarta. Punti di forza: è il candidato preferito di Giorgio Napolitano, va bene a Silvio Berlusconi e, soprattutto, è la “vera” carta di Matteo Renzi.
Il successo di pubblico (e anche della critica) della candidatura Cinquestelle di Stefano Rodotà riduce al lumicino le chances dei candidati piddì che Silvio Berlusconi sogna di vedere al Colle. Che sono, nell’ordine, Massimo D’Alema e Luciano Violante. Difficile che uno dei due riesca a sopravvivere a una prova di gradimento sufficientemente compatta dei gruppi parlamentari democratici. Ancora più difficile che uno dei due esca indenne dalle forche caudine dell’Aula.
Il premio al miglior posizionamento, in questo momento, lo vincono ex aequo Sergio Matterella e Sabino Cassese. Primo, sono defilati al punto giusto. Secondo, possono sperare nel via libera di un pezzo del centrodestra senza essere accusati di passate intelligenze col “nemico Berlusconi”. Terzo, non sarebbero considerati indigeribili dal Cinquestelle, che comunque (ufficialmente) non li voterebbe.
Strano ma vero, in queste ore, non sono tramontate né le possibilità di Emma Bonino né quelle di Annamaria Cancellieri. Soprattutto il ministro dell’Interno sembra rientrata in partita.
Se invece lo schema bipartisan salta, e si va alla quarta votazione, la partita avrebbe due protagonisti. Il primo è Romano Prodi. Il secondo Stefano Rodotà.
Gabanelli vince le Quirinarie. Fo ultimo.
Risultati Quirinarie del Movimento Cinquestelle:
1) Gabanelli,
2) Strada,
3) Rodotà,
4) Zagrebelsky,
5) Imposimato,
6) Bonino,
7) Caselli,
8) Prodi
9) Fo
La fine del “fare la fine del governo Prodi”.
Forse è stato l’adagio più gettonato degli ultimi anni. E l’hanno detto tutti, chi più chi meno, “non faremo la fine del governo Prodi“, “basta col modello Unione” e via dicendo.
Eppure, a cinque anni dalla sua caduta, due esponenti di quel governo – Romano Prodi ed Emma Bonino – si ritrovano addirittura nella short list del Cinquestelle per il Quirinale. Con concrete possibilità di farcela. La seconda, che tra l’altro non dispiace al Pdl, potrebbe puntare alla prima votazione. Il primo è in campo, tra l’altro da favorito, se Pd e Pdl non trovano la quadra.
Sia come sia, è la fine dell’espressione “fare la fine del governo Prodi”. Perché quell’esperienza, semplicemente, non è finita. Anzi.
Il borsino del Colle aggiornato dopo il vertice B&B
Un’ora di incontro andato genericamente “bene“, come spiega Enrico Letta. E durante il quale si è discusso di un “metodo” per arrivare all’elezione di un presidente della Repubblica condiviso. Magari, ha spiegato il vicesegretario del Pd, da eleggere nella prima giornata di voto.
Segno che:
1) Le quotazioni di Romano Prodi sembrano in discesa.
2) Quelle di Pietro Grasso sono invece in netta risalita. Al pari di quelle di Giuliano Amato.
3) Quelle di Franco Marini rimangono stabili (anche se sembra più uno specchietto per le allodole).
4) Non è tutto. C’è una frase pronunciata questa mattina ad Agorà da Bersani, che non ha escluso soluzioni che abbiano un tratto di “fantasia”, dietro cui potrebbero nascondersi:
a) L’ipotesi che prenda effettivamente corpo la corsa di Emma Bonino, non sgradita né a Pier Luigi né a Silvio, o quella di Annamaria Cancellieri.
b) Il possibile ritorno del tormentone sul Napolitano bis.
Ovviamente, anche se dalle elezioni è passato più di un mese, siamo solo all’inizio.