Una volta ho imparato una cosa. Da Little Tony.
Era la campagna elettorale per le politiche del 2008. Da qualche parte avevo letto che cantava alla fine di un’iniziativa del centrosinistra ai Castelli romani. Per questo proposi di fargli, qualche giorno prima, un’intervista politica per il Riformista, il giornale dove lavoravo allora.
Lui accettò, l’intervista purtroppo venne fatta al telefono, anche perché non stava a Roma, e ricordo ancora che disse che sperava nel pareggio al Senato e nella Grande Coalizione, “come in Germania”.
Ma il meglio arrivò dopo. Alla fine della chiacchierata, gli chiesi se poteva cantarmi Cuore Matto al telefono. E non contento, visto che dove posso imito sempre i film che vedo, gli domandai anche se poteva fare la stessa cosa che gli avevo visto fare ne L’odore della notte, dove recitava la parte di se stesso, vittima di una rapina e con un revolver puntato addosso. “Tony, mi devi fare il basso”. E lui, senza scomporsi, attaccò. “Tu-tu tu-tu tu-tu tu-tu. Il cuore matto / che ti segue ancora…”.
Il mini–concerto, perché in questo si trasformò, andò in onda al telefono, in viva voce, a uso e consumo dei miei compagni di stanza di allora, con tanto di standing ovation finale. Ed è più per la memoria di quei pochi minuti di trascurabile felicità, che non per un repertorio decisamente lontano dai miei gusti, che m’è dispiaciuto ieri sera sapere che Little Tony era morto. Perché, vedete, quella breve chiacchierata, con tanto di concerto al telefono, mi ha dimostrato che, anche nei momenti del declino, ci sono donne e uomini che conservano intatta una loro dignità. E che la dignità, in fondo, è l’unico, vero, modo non solo per invecchiare meglio. Ma soprattutto per tenerla alta, la testa. Anche se il concerto lo fai per telefono. E anche se ad ascoltarti, invece del grande pubblico, ci sono cinque persone.
Dopo quel giorno, io Tony non l’ho più immaginato come il settantenne che canta in qualche trasmissione del pomeriggio, o come la vecchia star che si esibisce per il centrosinistra, ai Castelli Romani, a margine di un comizio. Ma così, come lo vedete qui sotto. Famoso. Acclamato. E pure bello, diciamo.
Bravo..in poche righe sensibilità e rispetto. In tl ho letto battute idiote anche su questo. Non cantava il mio genere..ma l’ho amato lo stesso.
Daniela Di Sandro
28 Maggio 2013 at 11:15
Caro Tommaso nonostante lui non fosse della mia generazione è stato comunque un italiano che ha lasciato una traccia nelle nostre vite so che ha combattuto per il cuore non mi aspettavo un’altra battaglia ammiro molto quello che hai scritto per lui e mi piacerebbe che scrvessi qualcosa anche il due giugno giorno della morte di rino gaetano che come sai non è mai stata chiara personaggio scomodo che rbbe un incidente d’auto e fu rifiutato da cinque e ripeto cinque ospedali di roma con affetto punny
punny Rossi
28 Maggio 2013 at 12:01
Ci sono un po’ cresciuta, con le sue canzoni. E, nonostante non fosse il mio preferito tra i cantanti italiani, era impossibile sottrarsi al coinvolgimento dei suoi “tormentoni”, estivi o invernali che fossero: Cuore matto, Riderà, La spada nel cuore, 24 mila baci, Profumo di mare… È bello, questo post della memoria, Tommaso. E sì, era bello anche lui.
Grazie.
Bastian Cuntrari
28 Maggio 2013 at 12:12
mi hai fatto venire le lacrime agli occhi. per me quella canzone e poche altre di quel periodo significano ricordi di infanzia passati in macchina a cantare a squarciagola coi cugini e con una persona che non c’è più. che mi ha trasmesso l’amore per quella musica e per tanti, tantissimi aspetti della vita.
@apefrizzola6
28 Maggio 2013 at 17:31