Dopo il successo di Grillo, ora Di Pietro ha la botte semivuota. E una moglie tutta sobria.
di Tommaso Labate (dall’Unità del 12 maggio 2012)
ll trucchetto è riuscito per anni. Perché per anni, a voler descrivere la situazione con una metafora pane e salame di quelle che gli piacciono tanto, Antonio Di Pietro ce l’ha fatta a stare comodamente seduto sopra una botte piena tenendo a debita distanza la moglie ubriaca. Che fosse la guerra al lodo Alfano o la battaglia contro i condannati eletti in Parlamento, come confessò nell’ottobre del 2010 in un’intervista a l’Espresso, Beppe Grillo «dice queste cose da un palco a Cesena», mentre «l’Italia dei valori presenta provvedimenti in Parlamento e rappresenta il braccio operativo dentro le istituzioni di esigenze sentite dalla gente». Una via di mezzo tra il “ti piace vincere facile” della vecchia réclame e il gioco delle tre carte, insomma.
«Beppe» urlava e sbraitava da un palco improvvisato o dal suo blog. «Tonino» passava all’incasso alle elezioni. Beppe fuori dal Palazzo. Tonino dentro. In fin dei conti, sosteneva soddisfatto l’ex pm, «con Grillo siamo complementari». Perché, mentre «il suo movimento fotografa le anomalie della politica italiana e ne denuncia le incongruenze», l’Idv «ha scelto di entrare all’interno delle istituzioni per rinnovare». Un modo come un altro per sostenere che il comico genovese tirava la volata e lui portava a casa la maglia rosa.
Fine della corsa. Fine del giochino. Che cosa succede adesso che il Movimento Cinquestelle si prepara per abbinare ai palchi improvvisati del suo leader carismatico l’ingresso in quelle stesse istituzioni frequentate dagli eletti dell’Italia dei valori? Che cosa può accadere ora che gli elettori, per dare un seguito alle istanze che con approssimazione vengono archiviate alla voce «antipolitica», possono serenamente barrare sulla scheda il simboletto del comico genovese?
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