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Silvio entra nel bunker. Sospetti sulle mosse di Schifani.

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di Tommaso Labate (estratto dal Riformista del 5 novembre 2011)

(…) La risposta del Cavaliere è sempre la stessa: «Non me ne vado. Che mi sfiducino in Parlamento». Perché ormai la sua unica preoccupazione sembra quella di bruciare tutti i ponti che porterebbero a un governo diverso dal suo. E marciare spedito verso le elezioni anticipate. A sentire gli sherpa di Palazzo Grazioli, nelle ultime ore il premier sembra più preoccupato da un governo istituzionale che non dell’approdo a un esecutivo tecnico. Più ansioso che il senso di marcia delle trattative sottobanco prenda la direzione di Renato Schifani che non quella di Mario Monti.

Certo, all’apparenza Berlusconi continua a fidarsi del presidente del Senato, che tra l’altro ieri ha bollato alla voce «gossip giornalistico» le voci che lo danno in corsa per la premieship. Però, la fuoriuscita dalla maggioranza di Carlo Vizzini ha reso i berluscones molto sospettosi. Soprattutto quelli, e non sono pochi, che considerano «l’ex esponente del Psdi come un uomo vicinissimo alla seconda carica dello Stato».

Il conto alla rovescia finale è già partito. «Non so quanti giorni o settimane ha davanti il governo. Di certo una maggioranza che si regge su pochi voti non può andare avanti molto», ha spiegato di buon mattino Guido Crosetto davanti alle telecamere di Omnibus, su La 7. Parla con cognizione di causa, il sottosegretario alla Difesa. Non foss’altro perché attorno a lui, meno di un mese fa, s’erano raccolti molti dei frondisti che adesso chiedono il passo indietro al Cavaliere. La profezia che Paolo Guzzanti affida invece ai microfoni della Zanzara di Giuseppe Cruciani, su Radio24, è ancora più tetra. «Darò la fiducia al governo», dice il deputato-giornalista, oggi in forza al gruppo dei Responsabili di Popolo e territorio. Ma, aggiunge, «credo che sia arrivato alla frutta. Penso che Berlusconi cadrà la prossima settimana».

«Arriveranno in tanti a chiedermi di farmi da parte», spiega in privato il Cavaliere prima del suo ritorno in Italia. E alcuni, aggiunge un consigliere della prima cerchia, «saranno addirittura insospettabili». Come Renato Schifani, ad esempio.

Nell’ora del bunker, la regola d’ingaggio dei berluscones ortodossi è «non fidarsi di nessuno». Perché nella notte tra lunedì e martedì, prima del voto sul rendiconto, «si faranno avanti a chiederci di farci da parte». Ma il presidente del Consiglio, è il sottotesto, resisterà. Guardando all’orizzonte del voto anticipato. O quantomeno provandoci. Fino all’ultimo.

L’articolo integrale lo trovate cliccando qui

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Written by tommasolabate

5 novembre 2011 a 11:02

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