La Lega “salva” Romano. E il boss Mandalà attacca sul suo blog: «Il Carroccio mercanteggia»
di Tommaso Labate (dal Riformista del 27 settembre 2011)
La Lega “salva” Saverio Romano. E Nino Mandalà, il boss di Villabate con cui il ministro – secondo un pentito – avrebbe “collaborato”, attacca il Carroccio. Sul suo blog.
L’argomento è di quelli che tormentano il sonno di molti onorevoli deputati. E la domanda, che segretamente passa di coscienza in coscienza nei corridoi di Montecitorio, è sempre la stessa: perché Papa sì e Milanese no?
Alla vigilia del voto sulla mozione di sfiducia nei confronti di Saverio Romano, il ministro accusato di reati di mafia che sarà salvato (come Milanese) dai voti iper-padani di Bossi e compagnia, il boss di Villabate Nino Mandalà annota sul suo blog (http://ninomandala.blogspot.com/). Papa e Milanese? «Due storie uguali (o forse quella di Milanese è un tantino meno uguale), due morali diverse, che confermano una consuetudine ormai consolidatasi nel nostro Parlamento, la consuetudine all’incoerenza».
Mandalà non è un boss qualsiasi. E il padre del boss che avrebbe confidato al collaboratore di giustizia Stefano Lo Verso di avere «nelle mani» i politici «Saverio Romano e Totò Cuffaro». E che cosa scrive ieri alle ore 12.25 Mandalà della Lega, il partito che consentirà a Romano di rimanere alla guida del ministero dell’Agricoltura come se nulla fosse? Questo scrive sul suo blog, riferendosi (apparentemente?) alla doppia morale usata dal Carroccio su Papa e Milanese: «Ahimé, pare che dobbiamo arrenderci all’evidenza: la Lega ha mercanteggiato la propria coscienza al banco dei pegni della Camera e ha riscattato l’onorevole Milanese reputando che le sue quotazioni valessero più di quelle dell’onorevole Papa ai fini dei risultati da portare a casa!». Non è tutto. Qualche riga più in giù, sempre all’interno dello stesso post, Mandalà manda un altro siluro all’indirizzo di Senatur e compagnia. Sotto forma di domanda retorica: «È credibile una Lega in preda a convulsioni moralistiche a singhiozzo, che obbediscono a calcoli di ragioneria spicciola piuttosto che a obiettive considerazioni di carattere morale, in una vicenda in cui la morale dovrebbe essere l’unica categoria alla quale ispirarsi?».
Coscienza. Riscatto. Credibilità. Morale. Tutte voci del verbo del boss di Villabate. Che ovviamente, a quel Romano che avrebbe avuto (secondo il pentito Lo Verso) «in mano», non fa alcun riferimento. Messaggio in codice? Avviso ai naviganti? Chissà.
Di certo c’è che in uno sfogo che lo fa sembrare uno degli indignados, veicolato a mezzo blog a poche ore dal voto di Montecitorio su Romano, Mandalà castiga anche il presidente del Consiglio. «È credibile un Presidente del Consiglio che, vicende pecorecce a parte di cui può non importarci, (…) ha determinato un tale declino dell’Italia che Obama si può permettere impunemente e ingiustamente di ignorare il ruolo fondamentale avuto dal nostro Paese nella vicenda libica senza che le nostre Istituzioni abbiano un sussulto d’orgoglio?». E ancora, sempre Mandalà: «È credibile un presidente del Consiglio che è ridotto ad annaspare elemosinando la stampella dall’onorevole Scilipoti, pur provenendo dalla più ampia maggioranza mai realizzata nella storia parlamentare italiana?».
Più che un boss mafioso, sembra il tribuno di una plebe qualsiasi, Mandalà. «È credibile un Pd che non è capace di proporre una strategia degna di questo nome in alternativa a quella del governo? (…) È credibile un Di Pietro che evoca scenari apocalittici ipotizzando strumentalmente la prospettiva di un selciato sporco di sangue allo stesso modo in cui con la sua nota disinvoltura seminò Tangentopoli di imputati più o meno innocenti e provocò tante tragedie, il quale, mentre tuona contro il nepotismo e il malaffare, non dimentica che i figli sono ”pezz’e core” e catapulta il suo di figlio in politica?».
È credibile Mandalà? A chi scrive Mandalà? Mistero. A poche ore dal voto su Saverio Romano, intanto, l’unica voce della maggioranza che s’è levata a favore della sfiducia è quella del leader repubblicano Francesco Nucara. «Romano farebbe bene a dimettersi prima, visto il tipo di reato di cui è accusato. Ritengo che in questo caso dovrò votare la sfiducia». A dimettersi, il ministro “responsabile” non ci pensa proprio. Nel suo libro intervista con Barbara Romano, La mafia addosso, ha scritto: «La mafia addosso è come una maglietta fradicia di sudore che non ti appartiene». Passi per la ricerca dell’originalità a tutti i costi. Ma attenzione. Ci saranno state persone colpite improvvisamente dalla banalissima tegola che cade da un tetto. Ma vi è mai capitato di trovarvi inconsapevolmente a indossare una maglietta bagnata dall’altrui sudore? «È credibile», per dirla con Mandalà, un esempio del genere?
Dopo Confindustria, Cardinal Bagnasco ora ci si mette anche la Mafia è proprio vero che Berlusconi e il suo Berlsuconismo sono “morti” che camminano
donalfonso
27 settembre 2011 at 14:29