La grande imboscata contro Tremonti. Il Cav. ha già sondato Bini Smaghi.
di Tommaso Labate (dal Riformista del 28 giugno 2011)
Questa è la storia di una grande imboscata. Il capitolo finale di un duello che difficilmente si concluderà col segno X. Silvio Berlusconi contro Giulio Tremonti. La novità delle ultime ore, che rimbalza dall’inner circle del Cavaliere, evoca già l’ipotesi di un cambio della guardia a via XX settembre: «Berlusconi ha già sondato il possibile successore di Giulietto: Lorenzo Bini Smaghi».
Sembra un episodio uscito dalla vecchia serie tv Ai confini della realtà. Soprattutto considerando che i paletti imposti dall’Europa con il nuovo Patto di stabilità, per il nostro Paese, non cambiarebbero al cambiare del ministro che dovrà apporre la sua firma sulla manovra. Ma, stavolta, non si tratta di un telefilm. Bensì del «tranello» che un Berlusconi affetto da “Tremontite acuta” sta per tendere al “nemico Giulietto”.
Il capitolo finale del duello tra il presidente del Consiglio e il suo ministro dell’Economia viene girato in più location e spalmato in più date. Venerdì, il set è Bruxelles. Sabato si “gira” a Torre in Pietra, al matrimonio di Mara Carfagna. Domenica, invece, il protagonista è apparentemente un comprimario, Guido Crosetto. Il sottosegretario che, a cominciare da una telefonata con l’Ansa, attacca le bozze tremontiane della manovra economica archiviandole alla voce «roba che andrebbe analizzata da uno psichiatra». Ieri, invece, la scena principale è a via Bellerio, Milano. Dove Umberto Bossi, a conclusione della segreteria politica del Carroccio, rifila il suo siluro a “Giulietto”: «La Lega», è la sintesi del ragionamento del Senatur, «non può appoggiare una manovra che preveda tagli ai comuni senza compensazioni».
La chiave del “giallo”, la stessa che spinge privatamente il Cavaliere a osare laddove non aveva
mai osato («Stavolta, se Giulio minaccia le dimissioni, finisce che le accetto») è nella scena di Bruxelles. Stando all’autorevole versione che circola ai piani alti di Palazzo Chigi, venerdì Berlusconi avrebbe offerto a Bini Smaghi un posto nel governo. Il senso dell’invito che il premier avrebbe rivolto al membro del board della Bce suona più o meno così: «Lei entrerebbe nella mia squadra per dare maggiore autorevolezza all’esecutivo in un momento cruciale per l’Italia?». La proposta di «Silvio», che in quel momento pare voler “ridimensionare” il frontman Tremonti, pare orientata alla copertura della casella, ancora vacante, del ministero delle Politiche comunitarie. Un ruolo di seconda fascia, soprattutto per un pezzo da novanta del calibro di Bini Smaghi. Che, infatti, rifiuta. Ma visto che la proverbiale ostinazione del Cavaliere non si ferma di fronte a nessun ostacolo, ecco che i berlusconiani che accolgono il Capo al ritorno da Bruxelles non danno per chiusa alcuna porta. Anzi. «Stavolta non subiremo i ricatti di Tremonti. Anche perché possiamo sostituirlo», dice uno della cerchia ristretta del premier evocando Bini Smaghi. Parole che fanno pendant con la sibillina dichiarazione che il premier aveve rilasciato venerdì in conferenza stampa: «Non posso dire nulla su quello che sarà il nuovo impegno professionale di Lorenzo Bini Smaghi perché ne stiamo trattando».
A tenere protetta “l’imboscata” contribuisce non poco la partita sulla successione di Mario Draghi. Ma è un equivoco, visto che Bini Smaghi sembra ormai fuori dalla short list per Palazzo Koch. Sia come sia sabato, durante il matrimonio della Carfagna, il premier fa capire a qualche commensale di avere un possibile «sostituto» di Tremonti. E lascia anche intendere che secondo lui, “Giulietto”, ha ormai perso «l’appoggio incondizionato di Bossi».
Il puzzle prende forma domenica, con le accuse che Crosetto rivolge pubblicamente a Tremonti. Le bozze della manovra? «Andrebbero analizzate da uno psichiatra». E il ministro? «Vuol solo far saltare banco e governo». Al ministero dell’Economia, alla fine del week-end, fiutano che qualcosa non torna. Della serie, se un sottosegretario dà praticamente del “matto” al ministro più potente del governo, e senza che il premier prenda le distanze, un motivo ci sarà.
Quel motivo lo si trova a via Bellerio. Dove, ieri pomeriggio, Bossi ha chiuso la riunione della segreteria del Carroccio anticipando l’aut aut che oggi opporrà Tremonti: «La Lega non accetta una manovra che abbia tagli agli enti locali senza compensazioni».
L’opposizione fiuta quello che sta per succedere. «Tremonti? Non lo vedo allegrissimo», dice Bersani. «L’unica cosa certa è che c’è un’imboscata al ministro dell’Economia. Dal prossimo Cdm uscirà il nuovo ministro?», mette nero su bianco l’economista-deputato del Pd Francesco Boccia.
Sono tutte analisi che hanno un fondamento. A cui mancano però quei “dettagli” (virgolette d’obbligo) che i berlusconiani della cerchia ristretta attribuiscono al «Capo». Quella chiacchierata di venerdì con Bini Smaghi. E l’ombra del membro del board del Bce sul ministero dell’Economia, insomma.
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