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Gasparri attacca: «Il Pdl in preda al tafazzismo. Ci sono troppi untorelli».

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di Tommaso Labate (dal Riformista del 23 aprile 2011)

Maurizio GasparriC’è Daniela Santanchè che attacca Letizia Moratti sul caso Lassini. C’è Giancarlo Galan che prende di mira Giulio Tremonti sulle colonne del Giornale. E c’è Maurizio Gasparri che allarga le braccia e dice al Riformista: «Si vede che la sinistra ci ha contagiato. Anche il Pdl ha preso questa benedetta malattia del tafazzismo». Non è tutto: «Io e altri», aggiunge il capogruppo al Senato, «cerchiamo di mettere pace, di distribuire gli “antibiotici” contro quest’infezione. Ma niente… Ci sono troppi untorelli in azione».

A Milano dovevate vincere a mani basse. E invece litigate su Lassini.

«Scusi, ma il caso Lassini non era già chiuso?»

Non per la Santanchè. Che, attaccando il sindaco di Milano, ha detto che su Lassini «decideranno gli elettori».

«Per noi il caso Lassini è chiuso. Dopo i manifesti sui giudici e le Br, il partito ha preso le distanze da Lassini e lui non solo ha ammesso l’errore, ma s’è ritirato dalla campagna elettorale. Tutto questo significa che il Pdl invita i cittadini milanesi a non votare quel candidato. La questione resta aperta solo da un punto di vista tecnico. Che cosa dobbiamo fare di più, un decreto legge per evitare che gli elettori scrivano il suo nome sulla scheda?»

E l’attacco di Santanchè alla Moratti?

«Io davvero non ci capisco più niente. Ciascuno di noi dovrebbe fare la campagna per il nostro candidato sindaco e invece c’è chi addirittura attacca Letizia…».

Tafazzismo puro.

«Lo ripeto: forse la sinistra ci ha trasmesso il virus di questa malattia. E pensare che c’è gente come me, come Cicchitto e come Quagliariello che convoca delle riunioni per parlare, per discutere tra di noi, per cercare di vedere se ci sono problemi, per evitare che ci si metta a fare delle interviste che creano solo danni. Io ho aperto una farmacia, distribuisco antibiotici contro questo tafazzismo. Ma nel Pdl ci sono un po’ di untorelli…».

«Non saranno certo dei poveri untorelli a spiantare Bologna», disse Berlinguer nel ’77 attaccando il Movimento.

«Io cito i Promessi Sposi di Manzoni: «Va, va, povero untorello. Non sarai tu quello che spianti Milano…». Solo che qua gli untorelli sono più di uno».

Infatti c’è anche l’attacco di Galan a Tremonti.

«Appunto. Vede, i litigi tra i ministri di spesa e quelli del Tesoro sono un tema vecchio quanto Adamo ed Eva. Nella prima Repubblica queste sfide erano una costante. Immaginate oggi che Tremonti assomma le deleghe dei dicasteri di Tesoro, Finanze, Bilancio e pure qualcosa delle vecchie Partecipazioni statali».

È una potenza.

«E invece no, forse è l’esatto contrario. Ma sapete quanti sono i fattori che condizionano l’operato del povero Giulio? L’Unione europea, la globalizzazione, il mercato interno. Basti pensare che, sul fronte dell’energia, tra Libia e Fukushima nelle ultime settimane è cambiato tutto».

Eppure l’attacco al «rigorista» Tremonti, pubblico o meno che sia, è diventato uno degli sport più praticati, nel centrodestra.

«Pure io ci ho discusso molte volte, con Tremonti. Ma c’è qualcuno che può pensare che Giulio chiuda i cordoni della borsa solo per il gusto di mettere in difficoltà il governo di cui fa parte?».

Evidentemente sì.

«Io dico che, invece che rilasciare interviste per incassare qualche applauso facile facile, ciascuno dovrebbe fermarsi un attimo e pensare che Tremonti ha mille parametri da rispettare».

Forse Tremonti ha un caratteraccio.

«Questo di sicuro. Soprattutto perché, qualsiasi cosa succeda, pensa che ci sia sempre un “grande disegno” contro di lui. E poi perché qualche volta non sa ascoltare».

Gasparri, lei ha provato a farglieli notare, questi difetti?

«Certo. Ma Giulio dà sempre risposte del tipo: “Perché, vuoi dire che io non sto ad ascoltare gli altri?”».

Che fatica il mestiere di paciere nel Pdl.

«Tutti dovremmo cercare di smussare gli angoli più spigolosi del nostro carattere. Anche io, che certe volte ero troppo esuberante, mi sono dato una calmata».

La ricetta della tranquillità pidiellina del “medico” Gasparri?

«Niente psicofarmaci né sonniferi, quelli fanno male. Però una bella tisana dovremmo berla tutti, soprattutto di questi tempi».

Dopo le amministrative, il Pdl cambierà forma?

«Io sono per fare i congressi, come dice il mio amico La Russa, che per aver espresso questa posizione è stato ingiustamente attaccato. E sapesse le risate che mi faccio quando leggo di esponenti del nostro partito che sui giornali invocano i congressi e nelle riunioni dicono l’esatto contrario…».

Fuori i nomi.

«Niente nomi. Ho detto che dobbiamo tutti darci una calmata e mi metto io ad attaccare gli altri?».

Pisanu, un autorevole senatore del gruppo che lei presiede, ha chiesto un governo che superi quello attuale. Per i finiani chiedeste l’espulsione…

«L’altro giorno ho letto una dichiarazione di Pisanu che diceva: “Resto nel Pdl finché mi sopportano”, e cose così. Quando l’ho incontrato gliel’ho detto: “Caro Beppe, guarda che io ti sopporto benissimo”. La differenza tra Pisanu e Fini è che il primo ha delle idee diverse, che io non condivido. Il secondo, invece, era uno che boicottava…».

In che senso scusi?

«Basta un esempio solo. L’anno scorso, quando la Polverini era in difficoltà nel Lazio, disse che non poteva fare campagna elettorale da presidente della Camera. Quest’anno, però, vedo che in giro per sostenere Fli ci va, eccome se ci va».

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Written by tommasolabate

23 aprile 2011 a 09:01

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